Riflessologia Plantare: la risposta è nei piedi

Gli alberi e gli uomini non sono poi così diversi. Dove i primi hanno le radici, il tronco e le fronde, i secondi hanno i piedi, la colonna vertebrale e il volto. Partendo da questa analogia, la riflessologia plantare sostiene che la stimolazione e la manipolazione mirata di alcune zone specifiche possa migliorare le funzioni dell’intero organismo, in virtù dell’effetto sulle zone riflesse. La disciplina assegna al piede – sul quale sono presenti 7.200 terminali nervosi e sulla cui pianta si affollano meccanocettori ed esterocettori, sensibili alla pressione – un ruolo di primo piano, perché adatto a riflettere i punti riflessi degli organi interni, delle ossa e della colonna vertebrale. Lo stimolo indipendente dalla volontà parte da un recettore periferico e arriva a un organo centrale, per completare il proprio viaggio verso un organo effettore, come muscoli e ghiandole.

Mappe plantari

Anche se deriva dalla medicina cinese, la riflessologia moderna ha un padre americano, che si chiama William H. Fitzgerald e nei primi anni del Novecento si è reso conto che la pressione su alcune parti del corpo funzionava sui pazienti del suo studio di otorinolaringoiatra come un analgesico o, addirittura, come un blando anestetico, inducendolo ad approfondire gli studi e gli esperimenti in tal senso, fino alla teorizzazione della leggendaria mappa del piede su cui si fondano quelle elaborate da tutte le altre scuole venute dopo di lui.

Dividendo il corpo umano in 10 zone verticali e tre orizzontali, Fitzgerald ha individuato i rispettivi punti riflessi nei piedi, facendo corrispondere gli organi centrali, quelli di destra, quelli di sinistra e quelli doppi – come i polmoni e i reni – ad aree precise delle piante e delle dita. Ciò detto, i punti riflessi sui piedi sono più o meno identici – anche se con minime variazioni – su entrambi i piedi. Su tutte e due le piante è infatti possibile individuare i punti relativi a testa, seni frontali, occhi, orecchie, spalla, polmoni, tiroide, stomaco, duodeno-pancreas, rene surrene, colon trasverso, ginocchio, vescica, ovaie (o testicoli), nervo sciatico e duodeno.

Le tre fasi della terapia riflessologica

La terapia riflessologica parte sempre dall’osservazione del singolo paziente e del suo modo di spostarsi nello spazio, della forma, della posizione e della tensione dei piedi.

  • La prima fase è dedicata alla ricerca dei punti dolenti, tramite l’analisi della risposta alla pressione.
  • Nella seconda, ci si concentra sul riequilibrio dei vari organi.
  • Nella terza, infine, il trattamento si concentra su quei punti che riflettono i problemi più acuti.

I risultati più efficaci si ottengono con un ciclo di circa 10 sedute di 45 minuti ciascuna.

A cosa serve la riflessologia plantare

La riflessologia plantare è utile per il miglioramento di congestioni, infiammazioni e tensioni ed è particolarmente indicata per dolori come il mal di schiena, la cervicale e il mal di testa, fastidio dei seni nasali e problemi alle ginocchia. Inoltre, c’è chi se ne è servito per smettere di fumare o per riuscire a chiudere gli occhi in caso di insonnia. Infine – ma non è tutto – è un valido alleato nella lotta ad ansia e artrosi, stress e crampi, cellulite e cistiti.

 

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