5 Riti Tibetani: 5 esercizi per l’eterna giovinezza

5 esercizi tibetani

Forse non custodiscono davvero il segreto dell’eterna giovinezza, come invece sembrava sostenere Peter Kelder, che li ha svelati al mondo nel libro “L’Antico Segreto della Fontana della Giovinezza”. Magari non saranno nemmeno pratiche al cento per cento monacali, ma i 5 Riti Tibetani sono senz’altro un buon modo per lavorare sull’apparato muscolo-scheletrico e liberare la mente.

5 riti tibetani

 

I benefici dei 5 Riti Tibetani.

Senza scomodare la dottrina dei chakra, è sufficiente dire che la ripetizione continuativa degli esercizi, normalizza lo squilibrio ormonale stimolando, tra le altre cose, il sistema circolatorio, l’ossigenazione del cervello e le ghiandole endocrine, garantendo notevoli benefici a livello di flessibilità e agilità. Ricordati solo la costanza, perché quella è fondamentale per ottenere risultati.

Nel libro di Kelder, vi sono testimonianze di lettori che affermano di avere ottenuto un ulteriore e tangibile giovamento in termini di ricrescita dei capelli, miglioramento di vista, memoria, potenza sessuale ed energia.

Non esistono particolari controindicazioni, sempre nel rispetto delle specifiche condizioni fisiche individuali.

 

Come fare gli esercizi.

Il momento ideale per mettere in atto la pratica dei 5 Riti Tibetani, è il mattino. Ossia il momento in cui il corpo ha bisogno di carica energetica per cominciare la giornata, bruciando tossine e sviluppando adrenalina. Magari in abbinamento con il rituale yoga del Saluto al Sole.

Ogni esercizio andrebbe ripetuto 4 o 5 volte… a meno che tu non sia un tradizionalista, determinato a seguire rigidamente la regola delle 21 reiterazioni per ogni esercizio!

Primo rito tibetano

In piedi, con le gambe leggermente divaricate, si sollevano le braccia all’altezza delle spalle, in modo che siano parallele al pavimento. I palmi delle mani vanno rivolti verso il basso e si ruota in senso orario, senza spostarsi dal punto di partenza.

Secondo la tradizione, questo movimento favorisce il flusso dell’energia attraverso i chakra.

Secondo rito tibetano.

Distesi sulla schiena con le braccia lungo i fianchi e i palmi delle mani appoggiati al pavimento con le dita unite, si solleva il capo da terra, portando il mento verso il petto. Successivamente, si alzano le gambe in verticale con i piedi a martello, fino a creare un angolo retto rispetto al pavimento e al resto del corpo.

Terzo rito tibetano.

In ginocchio sul tappetino con le dita dei piedi puntate a terra e le braccia distese lungo i fianchi, si appoggiano le mani sui fianchi e si piega la testa. Prima leggermente in avanti, poi all’indietro, inarcando dolcemente la schiena e mantenendo le mani appoggiate sui fianchi.

Nello yoga, questa posizione è nota col nome di Ustrasana e ha un effetto di potenziamento dei muscoli della schiena, con miglioramento della flessibilità della colonna vertebrale e della postura.

Quarto rito tibetano.

Seduti a gambe distese e leggermente divaricate, con la schiena eretta e le mani appoggiate al pavimento con i palmi verso il basso e le dita rivolte verso i piedi, si inclina il capo leggermente in avanti verso il mento e poi all’indietro. Con le braccia tese, si solleva in ultimo il corpo formando una sorta di ponte.

Quinto rito tibetano.

Da una posizione a quattro zampe (ecco perché lo yoga la chiama posizione del cane a testa in giù), si puntano le dita dei piedi sul tappetino, si abbassa il bacino sostenendosi con le braccia erette mentre le gambe sono distese, e si porta il mento verso l’alto. Il bacino viene sollevato e i talloni si appoggiano al pavimento, mentre schiena e gambe formano una V rovesciata.

 

Dieta yoga: benessere dal Tibet.

Volendo essere ligi alla pratica tibetana, per tentare almeno di carpire qualche stratagemma per mantenere una salute da lama, si potrebbe poi adottare una dieta yoga, tipica dei famosi monasteri della regione himalayana.

Prima di tutto è importante rivalutare la stagionalità di frutta e verdura, variegando la tipologia di cibo nei diversi periodi dell’anno.

Secondo segreto è la velocità. O meglio, la lentezza. Perché, molto prima dello slow food, i monaci avevano già capito che mangiare con calma e masticando fino allo sfinimento, aiuta a migliorare la digestione.

Vi sono diversi tipi di cibo che devono essere consumati in pasti differenti, per dare all’organismo la possibilità di assimilare più efficacemente carboidrati e proteine. Per quanto riguarda lo zucchero raffinato, poi, non ci sono scuse: bisogna sostituirlo col miele.

Ormai è assodato che la colazione è il pasto più importante della giornata. I monaci lo sapevano già prima di noi e hanno tramandato l’abitudine di privilegiare il pasto del mattino rispetto agli altri nell’arco della giornata.

L’ultimo principio del benessere, riguarda il digiuno: è consigliabile seguirlo due volte al mese, a ogni luna piena e a ogni luna nuova, per purificare il corpo depurandolo dalle tossine

1 Comment

  • Ho trovato questo servizio scritto molto bene, non conoscevo ancora i 5 tibetani ed è stato dato una lettura semplice e chiara

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